The Wall Street Journal e la nuova legge migratoria

Un articolo del quotidiano The Wall Street Journal analizza le misure del governo cubano per facilitare i viaggi all'estero e dice che non si tratta di un segnale di liberalizzazione, ma di paura.

L'Avana, 22 ottobre 2012 – “Probabilmente non è una coincidenza che negli ultimi giorni si siano diffuse voci sulla presunta malattia terminale di Fidel Castro e che al tempo stesso il fratello Raúl abbia annunciato la fine della cosiddetta tarjeta blanca, liberalizzando i viaggi all'estero dei cubani”, scrive The Wall Street Journal. E subito dopo aggiunge: “Le riforme che aboliscono le restrizioni di viaggio non vanno in direzione di una Cuba più giusta e libera, ma sembrano soltanto un modo per rafforzare il potere militare e assicurare l'obbedienza della popolazione”, aggiunge il periodico statunitense. Secondo il giornale “I cubani già si fanno beffe di Fidel Castro incolpandolo dello stato comatoso in cui versa il paese, c'è da immaginarsi come reagiranno quando morirà. Questa preoccupazione spiegherebbe la nuova normativa sui viaggi”. L'articolo prosegue con alcune considerazioni interessanti. “I cubani più vecchi sono nati riverendo Fidel Castro, ma l'indottrinamento non ha funzionato con i più giovani, consapevoli che repressione e privazioni non sono accettabili. Inoltre, chi è stato educato per adorare Fidel Castro non prova lo stesso entusiasmo per Raúl, carente del carisma demagogico del fratello, oltre ad avere parecchi nemici, visto che per anni ha svolto il lavoro sporco”. A parere del Wall Street Journal, i cubani si sta già ribellando ai Castro, senza scendere in piazza a manifestare, ma semplicemente negandosi a collaborare con il regime. Poche leggi di Castro erano così odiose come il divieto di viaggiare all'estero, ma in ogni caso la proibizione non verrà tolta per tutti, medici, maestri e sportivi professionisti non potranno uscire. “Nessuno esce da Cuba senza la benedizione del dittatore”, scrive il periodico. Forse le autorità vogliono permettere che più cubani viaggino all'estero perchè “la ricchezza che Cuba non può produrre, visto il suo sorpassato sistema economico, possa essere importata valigia dopo valigia”. Il pezzo conclude: “i dissidenti, che si vedranno ancora negare il permesso di viaggiare, apprenderanno un'importante lezione su come non comportarsi”.

Gordiano Lupi – http://www.infol.it/lupi